Piattaforme aeree, quali sono i caschi da utilizzare?

Come evidenziato più volte, le piattaforme aeree (PLE) rappresentano la soluzione più sicura per effettuare lavori in altezza, soprattutto pensando alle alternative tradizionali, come scale e trabattelli.

Ciò non implica, tuttavia, che non debbano essere prese specifiche precauzioni per tutelare la salute degli operatori in caso di guasti o incidenti.

In questo senso, un ruolo di primo piano è occupato dai dispositivi di protezione individuale (DPI) obbligatori per legge.

In un precedente articolo abbiamo introdotto il tema parlandovi delle corrette imbracature da indossare quando si lavora sul cestello di una PLE. In questa occasione, ci concentriamo su un altro dispositivo importantissimo per la salvaguardia degli operatori: il casco.

Nelle situazioni di lavoro in quota, infatti, è fondamentale proteggere la testa dagli urti, siano essi causati da una perdita di equilibrio dell’operatore, dalla caduta di oggetti provenienti dall’alto o da un uso improprio della piattaforma rispetto agli ostacoli posti sopra la testa.

Gli incidenti avvenuti per lo schiacciamento verso l’alto dell’operatore sono una delle principali cause di infortunio grave e decesso, come ben evidenziato dal report annuale di IPAF.

Il casco, in questo senso, garantisce la sicurezza degli operatori prevenendo questo tipo di lesioni; pertanto, va indossato in ogni fase dei lavori, comprese quelle di salita e discesa dalla piattaforma.

Non tutti i caschi, però, proteggono l’operatore allo stesso modo. Esaminiamo dunque quali sono i caschi più idonei per l’utilizzo su piattaforme aeree.

Quali sono i caschi corretti per il lavoro in quota

In linea generale, le indicazioni fornite dagli organi competenti suggeriscono l’utilizzo di caschi aderenti alla normativa EN 397 (caschi di protezione per l’industria).

Tuttavia, per quanto la protezione offerta da questo tipo di caschi possa essere considerata quantomeno sufficiente, non sempre si tratta della soluzione migliore per gli operatori di PLE.

Infatti, i caschi aderenti alla normativa EN 397 vengono testati solo per gli impatti sulla parte superiore del capo, non garantendo quindi una protezione altrettanto efficace nelle altre aree. Inoltre, questi caschi sono solitamente dotati di un sottogola con un grado di resistenza limitato, che li fa sganciare automaticamente qualora venga sottoposto a una certa pressione (come può succedere ad esempio nelle situazioni di impiglio).

Quindi, possono paradossalmente diventare un pericolo per chi sta incautamente passando o lavorando nell’area di lavoro a terra.

Come emerge dagli studi di IPAF, diverse prove di caduta dal cestello di PLE hanno evidenziato come i due aspetti citati possano essere particolarmente problematici per un operatore di piattaforme aeree.

In queste situazioni, infatti, non sono rari gli urti frontali, posteriori o laterali, da cui i caschi EN 397 non garantiscono una protezione sufficiente.

Un’altra situazione verificatasi durante queste prove è proprio lo sganciamento del sottogola, con conseguente perdita del casco.
Dunque, che cosa fare per rimediare?

Consigli e indicazioni per l’uso

Innanzitutto, consigliamo vivamente di conoscere in modo approfondito le varie tipologie di casco, così da poter scegliere il più adatto in base al lavoro da svolgere. I consulenti di Tecnoeleva sono sempre a disposizione dei clienti per aiutarli nella scelta dei DPI più adatti alle loro esigenze.

L’elmetto EN 397, ad esempio, può essere più che sufficiente quando si utilizzano piattaforme verticali. Nel caso di lavori in prossimità di linee elettriche, inoltre, possono rivelarsi la scelta migliore ove comprendano anche il requisito facoltativo “440 V c.a.” e/o la certificazione EN 50365 per voltaggi superiori.

Nel caso in cui si utilizzino piattaforme a braccio, invece, sarebbe ottimale scegliere modelli di casco di ultima generazione con certificazione CE ibrida, testati sia per alcuni dei requisiti dello standard EN 397 che per altri mutuati dalla norma per alpinismo EN 12492.

Questi caschi presentano, infatti, degli importanti vantaggi: in primis una resistenza del sottogola molto più alta, in grado di tutelare maggiormente l’operatore dal rischio di perdita del casco; inoltre, in quanto in linea con i requisiti della EN 12492, questi elmetti garantiscono un’ottima protezione dagli urti in tutte le aree del capo (sommitale, laterale, frontale e posteriore), incrementando così sensibilmente il livello di protezione generale dell’operatore.

In ogni caso, qualunque sia il casco scelto, è importante assicurarsi che sia sempre adatto alla persona che lo indossa, sia per quanto riguarda la misura che per le sue caratteristiche tecniche. Una volta indossato, infatti, oltre che ben saldo deve essere anche comodo, senza costituire un fastidio per l’operatore.

Infine, è importante accertarne sempre anche le condizioni di integrità, sostituendolo immediatamente nel caso in cui presenti danni o segni di usura.

Anche per questo motivo, così come per le imbracature, le buone prassi suggeriscono DPI a uso esclusivo di una singola persona.

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